Trekking Sui Pirenei - Estate 2002

Relazione Semitecnica

 

Dislivelli complessivi:  in salita 5.300 m.– in discesa 3.360 m.

( + 960 m. salita/discesa per le varianti)

Ore di salita : 30 c.a.

 

La presente relazione ha utilizzato come riferimento la cartina n. 24 Pireneos Gavarnie-Ordesa de l’Institut Cartografic de Catalunya 1:50.000 Rando Editions

 

Elenco Tappe

Gavarnie (1.375 m) - Rif. de la Breche (2.587 m)

Rif. de la Breche (2.587 m) - San Nicolas de Bujaruelo (1.338 m)

San Nicolas de Bujareuelo (1.338 m) - Rif. Wallon (1.865)

Rif. Wallon (1.865) - Rif. de Respomuso

Rif. de Respomuso - Rif. de Larribet (2.060 m)

Rif. de Larribet (2.060 m) - Gabas (1.067)

 


 

GAVARNIE – RIFUGIO DE LA BRECHE

 Dislivello salita 1212 m. – 5 ore

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Partiti da Perugia il 18 agosto, dopo quasi ventiquattro ore di viaggio in treno arriviamo verso le ore 7.30 del giorno dopo a Lourdes che si presenta con un cielo grigio compatto e piovigginoso. Fuori della stazione prendiamo la corriera che in un’ora circa ci porta a Gavarniè, amena stazione turistica  dei Pirenei Centrali dalla quale parte il trek.

            Prima di affrontare la marcia, visto che ci siamo lasciati alle spalle un’intera giornata di treno, sogniamo tutti un’abbondante colazione che ci consentirà anche di prendere confidenza con l’ambiente e l’aria di queste mitiche montagne.

            Scorriamo senza troppo entusiasmo una serie di bar e alla fine proprio in fondo al paese, ci fermiamo in quella che sembra una vera e propria pasticceria, brasserie “L’Iris”.

Sarà stato il fiuto da buon gustai, sarà stato l’appetito oramai trasformatosi in fame ma il posto si è rivelato subito ai nostri occhi come un vero paradiso: brioche, paste, torte di ogni tipo, forma e colore che hanno scatenato una vera corsa agli assaggi per scoprire cose di raffinata qualità data anche dagli ingredienti primi quali il burro e la panna molto probabilmente provenienti dagli alpeggi locali.

Sono le 11 circa quando a stomaco forse un po’ troppo pieno ma soddisfatto ci incamminiamo alla volta del circolo di Gavarniè dove sappiamo troveremo la più alta cascata dei Pirenei.

Il primo tratto del percorso si svolge su evidentissima carrareccia molto frequentata da turisti di ogni tipo. Arrivati ad un affollato ristorante-rifugio si oltrepassa un ponte sul torrente e, subito dopo, si lascia il sentiero principale  che porta sotto la cascata  deviando a destra su tracce di sentiero sempre più ripido fino a portarsi sotto una prima fascia rocciosa che deve essere superata con facile arrampicata di I grado. Terminate le roccette, la salita rimane comunque sempre  ripida  sino a scavalcare completamente l’anfiteatro all’altezza di circa 2160 mt. slm.

Ora il sentiero entra in una valle più stretta  che conduce per dolci  gradoni di granito e prato sino al Rif. Sorradets più conosciuto come Rif. De la Breche ( 2587 m. slm.). Intanto, appena lasciato l’anfiteatro, inizia a tuonare e poi a fare qualche goccia, il cielo si fa improvvisamente molto più scuro e minaccioso; sperando di non dover subito provare uno dei  famosi temporale dei Pirenei, tutti si interrogano su dove  la mantella sia finita dentro lo zaino. Soltanto i più svelti e veloci riescono quasi a evitare di bagnarsi, gli altri mantella o no, si beccano una buona dose di acqua condita con fulmini e tuoni a volontà.

Piuttosto bagnati intorno alle 16.30 entriamo nel rifugio che è stracolmo è fumante del vapore acqueo dei poveri pellegrini li riparatisi. Non c’è luce elettrica, non si sa dove appoggiare gli zaini, c’è una grande ma ordinata confusione, nel senso che ognuno cerca come può di non ostacolare l’altro e di ritagliarsi un proprio minuscolo spazio vitale.

Per fortuna il temporale passa dopo un’oretta e così la maggior parte degli escursionisti riparte alla volta di Gavarniè, lasciando un gradito vuoto.

Il rifugio è collocato in un posto magnifico al cospetto della Breccia di Rolando, la spaccatura che gli elementi hanno creato sulla affilata cresta di confine  ma che la leggenda vuole opera della spada del prode Rolando; scopriamo poi che il rifugio è frequentato oltre che dagli umani anche da altre simpatiche esseri quali gli ermellini e le marmotte golosi di tutto quello che si lascia in giro di commestibile.

La notte si avvicina e Il nostro baldo Michele, attrezzato di tutto punto, monta la tendina in una piazzola sotto il rifugio, non sapendo cosa lo aspetta:  non scorderà facilmente il temporale che si abbatterà verso l’una di notte con una intensità tale condita da vento, grandine, fulmini e saette da costringere tutti gli escursionisti-campeggiatori a riparare dentro il Rifugio arrangiandosi alla meglio. Il resto del gruppo dormirà molto più comodamente su di un paio di tavolacci, nei posti sapientemente prenotati dal ns. condottiero Daniele.

La mattina seguente, il tempo si presenta sereno mentre la tenda di Michele, semi schiacciata dal peso della grandine, viene trovata già occupata come legittima abitazione da un ermellino.

 

SCHEDA RIFUGIO

-         Camerate molto spartane;

-         Bagno esterno spartano;

-         No docce;

-         Cucina buona;

-         Segnale cellulare quasi assente;

-         Possibilità di compeggio su piazzole sotto il rifugio

( fulmini e grandine permettendo);

-         Possibilità di cucinarsi

-     Possibilità di panini per il pranzo

 

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RIFUGIO DE LA BRECHE -  RIFUGIO SAN NICOLAS DE BUJARUELO

dislivello discesa 1375 m. – 5 ore

La mattina, nonostante un più che modesto strato di grandine depositato dal temporale della notte, decidiamo di salire in cima al Tallon ( mt.3144 – disl. 557 m ), prima di intraprendere la tappa programmata che ci porterà in terra di Spagna ( 3.30 h. circa a/r).

Ne vale veramente la pena perché l’ambiente ed il  panorama sono particolarmente suggestivi: si sale sino alla Breche de Roland e non appena svalicati, si prosegue sulla destra, prima sotto la parete della affilata cresta è poi sino alla cima del Tallon.

Ritornati al Rif. De la Breche, ripartiamo alla volta del Rif. De Bujaruelo situato in territorio spagnolo. E’ una tappa lunga prevalentemente di discesa per circa 1375 mt. di dislivello. Nel primo tratto, il sentiero si snoda a mezza costa senza scendere troppo per morene e placche di granito sino al colle “Port de Bocharo”. In seguito si deve attraversare un torrente abbastanza vorticoso alimentato dalle acque di scioglimento del ghiacciaio del Tallon. Ci si aiuta a superare le rapide con delle utili catene  intelligentemente collocate dagli spagnoli ( comode le ghette). La seconda parte del tracciato è costituito dal sentiero che parte dal colle  “Puerto de Bujaruelo” sino a San Nicolas de Bujaruelo.

La discesa, che non presenta alcuna difficoltà tecniche, si svolge per un primo tratto lungo la dx del fiume poi, all’altezza di una capanna abbandonata, il sentiero  attraversare il fiume  per continuare sulla sua sx.

Si arriva a San Nicolas di Bujaruelo passando un ponte medioevale molto suggestivo presso il quale si può prendere il sole e dove, i più temerari, posso fare un meritato bagno nelle gelide acque del fiume.

Il posto è molto bello e anche se piuttosto frequentato conserva un aspetto calmo e tranquillo.

Il rifugio è buono, moderno e accogliente. Si dorme su camerette da quattro letti a castello.

Michele, il duro, ci riprova e non curante dell’esperienza della notte passata, monta la tendina nel vicino campeggio e si cucina una delle sue sbobbe liofillizzate.

Intanto si fa sera accompagnata da birra, vino, liquori vari e sigari: che vida!

 

SCHEDA RIFUGIO

-         Camerette con letti a castello;

-         Bagno e doccia in camera;

-         Cucina buona;

-         Segnale cellulare assente – possibilità di  telefono a pagamento;

-         Possibilità di compeggio gestito nei pressi;

-         Possibilità di rifornimento viveri e panini per il pranzo;

-         Collegamento stradale.

 

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 TAPPA  RIFUGIO SAN NICOLAS DE BUJARUELO -  RIFUGIO WALLON

dislivello salita 1190 m. – discesa 650 m.  – 8 ore

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Con questa tappa ritorniamo in Francia dopo aver percorso quasi interamente la lunga valle dell’Ara sino al colle Puerto de Arratil.  Si sale la valle dell’Ara prima lungo una carrareccia parallela al fiume e poi, dopo un piccolo rifugio, per sentiero tenendosi sempre sul lato dx. del torrente  sino ad arrivare al cospetto della parete Ovest del Vignemale sulla quale abbiamo scorto per la prima volta volteggiare un gran numero di Gipeti, i grandi avvoltoi dei Pirenei, che danno l’impressione di essere i veri padroni incontrastati di queste montagne.

La dove la valle si biforca, la GR 11 va a sx verso il Collado de Brazado, mentre il ns. sentiero si dirige a dx verso Puerto de Arratil, avendo cura di tenersi sulla dx del fiume Ara che è quello con la portata maggiore.

Si punta quindi verso il Pic Alphonse Meillon mentre la valle comincia a stringersi,  si attraversa il fiume e  ci si dirige verso la sella scegliendo poi se seguire il sentiero che con una evidente lunga diagonale sale alla sella oppure salire per ripidi prati e sfasciumi.

Dal Colle si passa di nuovo in territorio francese calandosi con facile sentiero nella stupenda valle de Arratile caratterizzata da laghetti e bei torrenti e dalla presenza del pino Loricato di cui alcuni esemplari si dice  vecchi anche di 2000 anni.

Il Rifugio Wallon è molto grande e frequentato anche da turisti di media montagna: comunque è un buon rifugio ben organizzato. 

La nostra tavolata è sempre allegra, forse perché scorre come al solito molto vino e qualche bicchierino di digestivo , tanto per gradire. Siamo una allegra armata Brancaleone, di gente che appena si conosce ma subito ha trovato un ottimo affiatamento e sintonia, intelligentemente attrezzata sia per “soffrire” durante la marcia che per “godere” delle piccole gioie della convivialità la sera in rifugio.

Michele anche oggi pianta la tenda e si cucina: non c’è che dire, è un VIA ( Very Important Alpinist).

 

SCHEDA RIFUGIO

-         Camerette con letti a castello al primo piano e letti singoli al secondo piano;

-         Bagni spartani senza docce;

-         Cucina buona;

-         Segnale cellulare assente;  

-         Possibilità telefono assente;

-         Possibilità di campeggio libero nei press;

-         Possibilità di approvvigionamento panini per il pranzo;

-         Collegamento stradale assente

 

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RIFUGIO WALLON – RIFUGIO RESPOMUSO

dislivello salita 722 m. ( + 405 per variante alla cima Gran Facha) – discesa 360 m. -  4,30 ore

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Dal Rif. Wallon  risaliamo di poco il fiume  sino ad attraversarlo all’altezza della zona camping per poi  dirigersi verso Ovest all’interno della gola tenendoci alla sx. del  torrente. A circa 2250 mt. s.l.m., all’altezza di una piccola sella prima del lacs del la Fache., con grande meraviglia la Milva si accorge  che il cellulare capta il segnale. Tutti, tranne il Capo, non resistono alla astinenza e cominciano a telefonare a mezzo mondo: oh generazione depravata, quale occasione irripetibile per provare il valore del silenzio!

Ancora 400 mt. di dislivello e siamo al Collado de la Flaxa ( 2600 mt.), via di collegamento preferenziale per i Gipeti. Qui i più arditi lasciano gli zaini controllati dai più flachi  e si lanciano alla conquista della cima Gran Facha ( 3005 mt. -  2 h.30’ A/R ) per un sentiero che si snoda in mezzo a gradoni di  rocce rotte e sfasciumi (che comunque non presenta difficoltà, fatta eccezione per il pericolo di caduta sassi).

Dal colle parte una bella discesa sul versante spagnolo prima abbastanza ripida  e poi più dolce lungo ameni prati verdi: ci dirigiamo verso il Balaitous l’altra grande montagna dei Pirenei.

Arrivati all’altezza di un bel lago, si deve puntare verso il contrafforte di una diga mai terminata, lo si scavalca sino ad arrivare con sentiero a  mezza costa ad un altro laghetto più piccolo ma anche più protetto dai venti nel quale alcuni arditi e più bisognosi di pulizia si tuffano senza alcun ritegno. Poco dopo il sentiero ci porta alla vista del Lago  Respomuso  alle cui pendici si trova il Rifugio Omonimo.

Appena arrivati cambia tempo ed inizia a piovere abbondantemente e a sfulminare.

Apprendiamo così dai colleghi del posto che la pioggia è una costante sui Pirenei e che i temporali si manifestano normalmente intorno all ore 16/17 per poi continuare tutta la notte. Teniamo la notizia in grande considerazione e accerteremo nei giorni seguenti che corrisponde al vero.

            Il Rifugio è molto frequentato, è organizzato in camerate è ogni ospite dispone di un armadietto con chiave in cui riporre lo zaino ed il resto.

            Per la cena vige il principio della non assegnazione dei posti e dei tavoli per cui chi arriva tardi è fregato e si deve arrangiare. Ciò significa che se il gruppo vuole cenare insieme occorre tenere occupato un tavolo con un presidio fisso da parecchio tempo prima dell’ora di cena.

            Inoltre vige un sistema poco pratico di self-service: insomma all’ora di cena è una vera anarchia, ma in fondo anche questa è una cosa simpatica. 

Il Rifugio è punto di partenza per la via normale al Balaitous versante sud-est.

            Michele cede e si gode in rifugio il sonno dei valorosi ( cosa saggia e obbligata stante il temporale).

 

SCHEDA RIFUGIO

-         Camerate disposte in tre piani;

-         Bagni spartani senza docce;

-         Cucina media;

-         Segnale cellulare assente;  

-         Possibilità telefono assente:

-         Scarsa possibilità di campeggio libero nei pressi;

-         Possiblità di cucinarsi;

-         Possibilità di approvvigionamento panini per il pranzo;

-         Collegamento stradale assente.

 

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RIFUGIO RESPOMUSO – RIFUGIO LARRIBET

dislivello salita 400 m. – discesa 550 m. – 4 ore

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La mattina seguente non molto entusiasti per il tempo che minaccia pioggia incombente, riprendiamo il sentiero principale dal quale si è giunti il giorno precedente e ci  dirigiamo a sx. prima in salita e poi in discesa verso la fine del lago. Arrivati a delle costruzioni abbandonate, lasciamo il sentiero che scende deciso verso il fondo valle e prendiamo a camminare lungo la condotta dell’acquedotto che percorre in quota il versante dx della valle. Poco dopo si lascia il sentiero sopra la condotta dell’acquedotto   e si prende  a dx il sentiero segnato con freccia rossa che sale per alcuni tornanti per poi attestarsi in quota sino ad entrare sino ad entrare nella valle dell’Arriel.

Intanto comincia a piovere e subito dopo la pioggia si fa forte e insistente, ma fortunatamente non sfulmina.

Il sentiero ora passa attraverso quattro laghetti sino all’ultimo lago della valle glaciale. Qui occorre fare attenzione alla scelta del percorso perché  arrivati alla fine del lago occorre portarsi al centro dell’anfiteatro glaciale puntando decisamente a nord verso la cima Palas per poi  seguire a zig-zag le tracce di sentiero che  per ometti non sempre visibili salgono il ghiaione (evitare sia le tracce di sentiero  che verso sx salgono alla sella che porta al Ref. D’Arremuolit, sia le tracce di sentiero che a dx dell’anfiteatro  vanno verso il Portillon de la Barana).

Il temporale, dopo un paio di ore,  sembra voler andare da un’altra  parte e così il cielo si apre improvvisamente.

Sotto il Colle Palas ( 2517 s.l.m.) il sentiero si fa ripido su sfasciumi e pertanto il gruppo si stringe compatto onde evitare il pericolo di caduta sassi. Arrivati al colle Palas si sale ancora  verso lo stretto colle de Lavedan (2615 s.lm.). Da qui svalichiamo sul versante francese scendendo per gradoni verso il lato dx della valle lungo un sentiero ben segnalato sino al  Lac. Batcrabère e poi sino al rif. Larribet.

Ovviamente appena arrivati al rifugio, verso le 16.00 riprende a piovere, ma oramai siamo all’asciutto: il Gestore ci accoglie un po’ sconsolato perché sono sei mesi che piove quasi quotidianamente.

Il Rifugio ha camerette ben suddivise in letti a castello, è ben gestito da un Francese e dalla moglie torinese, ottima cuoca. Il Rifugio è punto di partenza per la salita al Balaitous per  la lunga cresta sud.

Michele cede e decide di pernottare in rifugio anche perché non è un posto molto adatto per montare la tenda; comunque per non tradire totalmente lo spirito da vero trekker, si cucina un’ottima schifezza liofilizzata  rinfrancato dalla presenza in cucina di due belle e simpatiche Parigine.

 

SCHEDA RIFUGIO

-         Camerate disposte al piano superiore;

-         Bagno piccolo e spartano  con possibilità di  doccia calda a pagamento;

-         Cucina ottima;

-         Segnale cellulare assente;  

-         Possibilità telefono assente:

-         Scarsa possibilità di campeggio libero nei pressi;

-         Possibilità di cucinarsi;

-         Possibilità di approvvigionamento panini per il pranzo;

-         Collegamento stradale assente

 

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RIFUGIO  LARRIBET – LAC DE D’ARTOUSTE

dislivello salita 400 m – discesa 420 m – 4 ore

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Risaliamo il sentiero del giorno prima per un centinaio di metri di dislivello sino alla riva del laghetto  Batcrabère , quindi giriamo a dx in direzione ovest-nord-ovest  per sentiero segnato da ometti che sale ripido sino ad uno stretto canale che termina alla sommità del primo colle ( 2500 s.l.m.). Da qui lasciamo gli zaini e saliamo sulla dx la cima Larribet per facili roccette (2570 s.l.m.) dalla quale si gode un gran panorama sul Balaitus e sulla valle de Larribet. Ripresi gli zaini  scendiamo un po’ per poi iniziare un lungo traverso in quota sul lato sx per placche di granito inclinate e poi prato e ghiaione sino al colle de la Lie. Si scende sino ad un primo laghetto balneabile per poi arrivare al lac. D’Artouse presso il quale termina il trek di montagna. Qui si prende il trenino della miniera convertito in trenino turistico, poi una cabinovia ed infine il buxi di linea sino a Gavas dove alloggiamo in un confortevole rifugio del C.A.F. ben gestito, con buona cucina, dotato di bagni e  docce calde.

 

Il giorno successivo partiamo per PAU, bella cittadina medioevale alla base dei Pirenei  per visitare la città ed il suo castello, fare le classiche spesucce e poi riprendere il treno alla volta di casa.

Con sgradita sorpresa scopriamo che alla stazione hanno soppresso il servizio deposito costringendoci a chiedere all’albergo ristorante di  fronte alla stazione di tenerci in custodia i bagagli. Purtroppo non saremo trattati bene: gli zaini depositati sotto una tettoia all’aperto si bagneranno tutti a causa del solito temporale e tutto ciò a pagamento. Nonostante l’arrabbiatura del momento, niente non riuscirà a farci dimenticare  questa piacevole vacanza all’insegna di montagne bellissime e dell’amicizia.

 

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